Segue il riconoscimento Unesco la Apple, il colosso della mela morsicata considera, infatti, il napoletano ed il siciliano come lingue madri, proprio come aveva fatto l’organizzazione delle Nazioni Unite, nel proprio sistema operativo.

Il nuovo sistema operativo OSX Yosemite permetterà agli utenti di sceglierle per il proprio dispositivo. Per impostare “sicilianu” e “napulitano” basterà accedere alle Preferenze di Sistema e selezionare “zona e lingua”. (continua)

Delinquente “di origini campane”: quando l’origine territoriale diventa un marchio

bruCiclicamente ritorno sul tema, mi perdonerete, ma è una caratteristica dell’informazione italiana a cui neanche i giornali meridionali e napoletani riescono a sottrarsi. A volte cerco di far finta di nulla, ma dopo un tot di notizie date con lo stesso sistema devo riprendere l’invettiva.

Una tendenza per la quale se a delinquere è un italiano d’origine e residente a nord del Garigliano resta italiano. Se residente a nord di Roma ma d’origine meridionale se ne menziona l’origine. Anche se è extracomunitario se ne specifica l’origine.

Terroni e cittadini extraeuropei sono accomunati da questa sorta di “colonna infame” della stampa italiana.

L’occasione è un tweet de Il Mattino: “Spariti 244mila euro per i bimbi ciechi: indagata donna di origini campane”. E poi si aggiunge l’immancabile e inevitabile “ma da anni residente a Vicenza“,

Il cinguettio riprende in realtà un approfondimento del giornale di Vicenza che non ne modifica il senso.

Così, quando il delinquente è straniero, è marocchino, albanese, cingalese, o, se diventato italiano, se ne rimarca comunque l’origine(d’origine slava, nord africana). Non accade ad esempio in Francia, dove un delinquente è delinquente e basta senza la necessità di citare, nei titoli, la provenienza territoriale.

Come successe qualche mese fa a quel quotidiano, che nel descrivere una baby gang scrisse, “formata da un italiano, un serbo e un napoletano”

Fateci caso, caso anche voi è un gioco interessante. Succede solo se il reo è di origine meridionale, un pò come se i redattori fossero una sorta di redentori dello spirito lombrosiano.

Qualcuno ha letto dai titoli dei rotocalchi l’origine territoriale degli attori coinvolti nello scandalo Expo, ad esempio?

Ovviamente il singolare fenomeno non avviene per gli esempi virtuosi. Paolo Sorrentino vince l’Oscar? L’origine è italiana.

Senza polemica, per il gusto di rilevare una domanda: cosa aggiunge alla notizia l’indicazione del luogo di nascita di una tipologia di individui rispetto ad un’altra?

Italia, that’s all folk…

C’erano un italiano, un serbo ed un napoletano…

pdvVi sembra l’incipit di una barzelletta? No sono istantanee di neorealismo sul giornalismo italiano.

Come più volte ho fatto notare, per gran parte degli autori degli articoli che leggiamo sui rotocalchi o dei servizi che ascoltiamo in tv, la connotazione geografica è fondamentale nell’individuazione del crimine.

Così il napoletano che vince l’oscar è italiano. O come il primo astronauta che passeggia nello spazio, diventa da siciliano, italiano. Non per l’omicida che spara in strada, che resta calabrese.

Fondamentalmente a qualcuno importa sapere, con zelo e pruderia lombrosiana, l’origine territoriale dell’autore di un reato? No.

Su Padovaoggi (badate che il fenomeno coinvolge anche le testate nazionali a più ampia diffusione ) che a proposito di una baby gang fa notare:

Furto di una borsa al pub 131 di Noventa Padovana
„I tre giovani responsabili intercettati da una pattuglia di militari sono un italiano e un serbo entrambi di vent’anni e un napoletano 19enne. I carabinieri li hanno sorpresi ancora in possesso della borsa rubata.“

 

Ecco lo screenshot dell’articolo:

 

pdv

E’ successo,ad esempio tempo fa, su altre testate, anche per l’omicidio di Brescia, di quella ragazza uccisa con un figlio in grembo. Nei titoli dei giornali non era unica col suo nome e cognome, ma “la brasiliana” come a voler rimarcare le suggestioni di chissà quale immaginario maschile che potesse giustificare un delitto così efferato.

O come quando Preiti, il 28 aprile scorso, ha sparato a due carabienieri all’esterno di Montecitorio. Non era iltaliano, ma “calabrese”, tanto che un amico dall’Ecuador mi inviò la rassegna stampa dei giornali locali, che spiegavano la dinamica dell’incidente, individuando il colpevole con la didascalia “calabrese (sur italia)”.

Anche Daniele Sensi, blogger de L’Espresso, evidenziava, più o meno un anno fa, questa abitudine tipicamente italiana. Così, quando il delinquente è straniero, è marocchino, albanese, cingalese, o se diventato italiano, se ne rimarca comunque l’origine(d’origine slava, nord africana). Non accade ad esempio in Francia, dove un delinquente è delinquente e basta senza la necessità di citare, nei titoli, la provenienza territoriale.

Ecco la foto del post dell’epoca

PS: alle 13.51 l’articolo è stato modificato. L’italiano resta italiano. Il Serbo resta serbo. Il napoletano diventa, “italiano originario di Napoli” (il che conferma la tendenza che ho scritto qualche riga qui sopra) Mistero sulle origini del primo italiano (che verosimilmente sarà del luogo).

“E’arrivato il napoletano che puzza di …” condannati i vicini di casa

E certo è solo uno sfottò, come no, ripetetemelo ancora.

La notizia viene riportata da Condominioweb un sito che tratta di problematiche relative alle questioni condominiali.

Appartenere ad una specifica regione d’Italia, può essere un elemento di discriminazione? Sì. E’ questa la triste verità che dobbiamo commentare alla luce di un recente intervento della Corte di Cassazione, che condanno una coppia di coniugi che aveva offeso i propri vicini per il solo fatto di essere nati al Sud. Decisiva, ai fini delle condanna, è stata ricostruzione dell’episodio: un uomo rientra a casa, poi si ferma a parlare con un vicino, ma, a sorpresa, diviene bersaglio di un insulto con la seguente frase: “ecco che è arrivato il napoletano che puzza di m…”». Ma non basta, si va oltre. Ad aumentare la dose di sdegno interviene il marito, il quale, con un fare caricaturale, inizia a ballare la tarantella (ballo tipicamente di origine napoletana).Offesa la dignità. Esito scontato, ci verrebbe da dire. Insulti a sfondo razziale, offesa all’onere della persona. Il Giudice di pace, sanziona I due coniugi, complessive 900,00 euro. Ma secondo coppia rea di aver insultato il loro vicino, manca l’offensività nelle parole rivolte a un vicino di casa. Obiezione, ovviamente, respinta dalla Corte di Cassazione che rigetta il ricorso condannando i coniugi al pagamento delle spese del procedimento.
La miccia è una banale questione di parcheggio che fa emergere le frizioni già preesistenti con la famiglia di origine meridionale che abitano al piano terra. Le frasi che “volano”, di fronte anche a persone non residenti nel condominio, sono di questo tenore: “ solo dei terroni possono parcheggiare in quel modo…siete una categoria di m…”. Secondo il Giudice veronese, in queste offese è riconducibile anche l’aggravante dello sfondo razzista che scatta quando l’agente esprime in maniera inequivocabile un sentimento di “ grave pregiudizio e un giudizio di disvalore” nei confronti della categoria dei cittadini italiani del Meridione intesa come popolazione distinta per origini e tradizioni. Quindi l’offesa è “appesantita” dall’aggravante ex articolo 3 della legge 133/93 per avere commesso il fatto per «finalità di discriminazione o di odio etnico o razziale».
La notizia non ha avuto grande eco perchè in questo paese  politically correct a seconda della moda e dei costumi del momento, come ripeto stesso, v’è una gerarchia di
razzismi. Da quello più trendy a quello fuori moda.

“Cicciona napoletana”: la nuova frontiera del bullismo a trazione territoriale

Bullismo da prof, a denominazione d’origine territoriale.

Accade ad Ancona, la storia la raccona Il Mattino.

“Cicciona Napoletana”: l’avrebbe chiamata così la professoressa, e lei, colpita nell’orgoglio, ha smesso di mangiare. Per dieci giorni. Fin quando non è svenuta in classe nel pomeriggio di ieri. E’ l’episodio accaduto nella scuola media Donatello di Ancona: protagonisti una professoressa e una ragazzina di 13 anni.
I fatti sono stati confermati anche dalle compagne di classe della ragazza.
“Ha perso 10 chili in pochissimo tempo” – racconta ancora la mamma. “Un calo elevatissimo per una ragazzina in fase di crescita”. Nei giorni scorsi, poi, era stata ancora la madre a voler parlare con il vicepreside Marco Domenichelli, insegnante di Religione, che ha avviato un’inchiesta interna. “Una cosa inaudita – spiega ora il vicepreside – stavamo compiendo accertamenti. Non vorrei che ci trovassimo di fronte a una battuta interpretata male”.
Ecco come, ancora una volta, l’italiano non perde il vizio di associare l’elemento territoriale all’insulto. Che così diventa denigratorio anche territorialmente, perfino più grave perchè colpisce lap ersona e le sue origini. Con tutto il retroterra di cultura ed usi che comporta. Ed è pefino più grave se a porlo in essere è un “educatore”.
Non mancano i tafazzisti napoletani,ovviamente edallora, proprio sul sito del Mattino, si possono leggere commenti del genere “offesa gratuita, professoressa “inadeguata”, ecc. d’accordo, ma guardandoci con un po’ di attenzione mi sembra che in questa città ci sia un po’ di generalizzata tendenza alla pinguedine …”. Amici della Lorenzin, supporter della cattive abitudini alimentari dei campani, gente che guarda il dito e non la luna..

Napoletano: ovvero di quando la connotazione geografica diventa un fattore diminutivo

Guardate questa didascalia. Accanto all’immagine di Schettino, campeggia in rosso il marchio di connotazione territoriale “NAPOLETANO”. Un marchio a memento della codardìa di un uomo, della cialtronesca attitudine ad “abbandonare la nave” nel momento del pericolo.

La scelta, a mio parere infelice, è del Fatto Quotidiano del 17 Settembre, pagina 9.

Le azioni di Schettino, si commentano da sole, non è mia intenzione scendere nel merito della vicenda che vedrà in giudizio la sua risoluzione, ma ancora mi chiedo perchè l’informazione debba connotare geograficamente un individuo per affibbiargli un marchio diminutivo e deteriore.

Qualcuno ha mai visto, ad esempio, una tale didascalia “TOSCANO” accanto alle foto della buonanima di Pacciani?

O la didascalia “GENOVESE” accanto all’immagine del comandante della “Jolly Nero” che travolse ad alta velocità la torre piloti del porto di Genova, causando 9 morti?

E giustamente, direi, fondamentalmente a qualcuno importa sapere, con zelo e pruderia lombrosiana, l’origine territoriale dell’autore di un reato?

E’ successo, di recente, anche per l’omicidio di Brescia, di quella ragazza uccisa con un figlio in grembo. Nei titoli dei giornali non era unica col suo nome e cognome, ma “la brasiliana” come a voler rimarcare le suggestioni di chissà quale immaginario maschile che potesse giustificare un delitto così efferato.

O come quando Preiti, il 28 aprile, ha sparato a due carabienieri all’esterno di Montecitorio. Non era iltaliano, ma “calabrese”, tanto che un amico dall’Ecuador mi inviò la rassegna stampa dei giornali locali, che spiegavano la dinamica dell’incidente, individuando il colpevole con la didascalia “calabrese (sur italia)”.

Anche Daniele Sensi, blogger de L’Espresso, evidenziava, qualche tempo fa, questa abitudine tipicamente italiana. Così, quando il delinquente è straniero, è marocchino, albanese, cingalese, o se diventato italiano, se ne rimarca comunque l’origine(d’origine slava, nord africana). Non accade ad esempio in Francia, dove un delinquente è delinquente e basta senza la necessità di citare, nei titoli, la provenienza territoriale.

Ecco la foto del post dell’epoca

 

Così Angelo Forgione, dal suo blog, ha commentato la didascalia de Il Fatto Quotidiano: Ma evidentemente i cialtroni sono solo i napoletani… e i napoletani, solo cialtroni.
Impossibile stare a questo gioco. Schettino è stato un irresponsabile, prima sbruffone e poi codardo, e dovrà evidentemente saldare il conto con la giustizia, ma i napoletani non hanno di certo il copyright della cialtroneria certificata, che appartiene invece a qualche operatore dell’informazione.(Blog Vanto)

Napoletano, calabrese, brasiliana, marocchino…aggettivi apparentemente innocui ma che conducono pericolosamente il lettore oltre le righe…E mi chiedo, e vi chiedo, ma perchè?

PS: per la cronaca una parte della tecnologia, relativa al monitoraggio dell’andamento delle onde, usata per raddrizzare la Costa Concordia era proprio napoletana, ma questo non lo hanno detto, ovviamente: http://ilazzaro.altervista.org/recupero-concordia-team-napoletano-monitora-landamento-delle-onde/

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