Il Parma salvo coi soldi dei cori contro i napoletani?

Un po’ dispiace quanto accade al Parma, il ricordo di una squadra che si dissolve insieme ai ricordi della fine degli anni 90 e l’inizio di un nuovo secolo. Il fallimento sembra inevitabile, eppure quel ricordo che sfuma assume il sapore sarcastico di una Nemesi crudele, la stessa che osservava la società di Tanzi, nel 2001 (allora vedete che è una storia vecchia?), secondo le denunce dell’allora presidente del Napoli Corbelli e di una inchiesta di Report, perdere inopinatamente contro un Verona che si salvava e condannava di fatto il Napoli alla B e, sempre in quella stessa estate, al fallimento.

Già, il fallimento del Napoli, e giù analisi sociologiche sul tessuto imprenditoriale di una città decadente, maestri di antropologia spicciola che in fondo non si stupivano per il fallimento di una squadra che a loro dire era tutta nell’immagine di una città “fallita”.

Ma la Nemesi ha la memoria lunga. Gli antropologi ed i sociologi del pallone no, neppure su ardite operazioni contabili (a cui pure il patron del vecchio Parma ci aveva abituato col suo “gioiellino”) e su una cattiva gestione che se fosse stata posta in essere da una grande società sportiva del Sud avrebbe scatenato dibattiti sulla atavica e lombrosiana inettitudine del meridionali a “fare impresa”. La società partenopea ripartì dalla C con lo stadio pieno quasi ogni domenica nonostante al posto del Milan o della Juve si giocasse contro cittadella e Giulianova, ed i tifosi in trasferta sui campi della provincia italiana manco fossero a Madrid o Monaco.

Quello che non fu fatto per il Napoli del romagnolo Corbelli e poi del napoletano Naldi, e neanche per la Fiorentina di Cecchi Gori, viene posto in essere per il Parma calcio che la Lega Calcio ha deciso di “salvare” almeno per questa stagione calcistica, quanto meno per non falsare il campionato di calcio italiano (che pure qualche dubbio in altre direzioni, li muove, tipo gli scandali calcio scommesse ad esempio).

E come verrà salvato il Parma calcio? In estrema sintesi, volendo semplificare volutamente al limite del paradosso, l’ipotesi è di usare un tesoretto derivante dal pagamento delle multe, comminate alle società calcistiche, dei cori di discriminazione territoriale e razziale che ogni domenica i napoletani di ogni Sud del mondo si beccano allo stadio, comprensivi di quelle (le multe intendo) derivanti da lancio di petardi, fumogeni e quant’altro. Si, quei cori depenalizzati dal presidente Tavecchio.(continua)

Gigi di Fiore: collezione Farense “scippata”? Un falso storico

Ritorna sulla polemica natalizia della collezione Farnese, Gigi di Fiore, storico e giornalista de Il Mattino. Lo scrittore napoletano prende posizione sulle intenzioni di Franceschini di voler trasferire le opere della collezione Farnese da Capodimonte a Parma, per una “ricollocazione delle opere d’arte italiane nei luoghi d’origine”. Di fatto  i quadri di Lorenzo Spolverini, custoditi al museo di Capodimonte a Napoli, secondo le intenzioni del Ministro, dovrebbero essere  riportati a palazzo Farnese a Parma.

Di Fiore parte dalla storia:

“Napoli ebbe la sua indipendenza grazie ad una donna, Elisabetta Farnese, seconda moglie di Filippo V di Spagna, che non aveva mai cessato di essere intensamente italiana”.

Il figlio maggiore di Elisabetta Farnese era quel Carlo infante di Spagna, diventato poi il primo re di Napoli e Sicilia della dinastia Borbone d’Italia. Era il 1734, Carlo rinunciò ai diritti di successione su Parma e Piacenza a favore dell’Austria, ma anche a quelli sulla Toscana a favore dei Lorena, per spostarsi a Napoli.

Re a Napoli e nell’intero sud d’Italia. Re illuminato, di cui parla bene persino Benedetto Croce di certo poco disposto a simpatie verso i Borbone. Sempre Acton spiega che quel re “ebbe il permesso di portar via da Parma e Piacenza tutti gli effetti personali ed i valori della famiglia Farnese”. Di cosa si trattava? Eccone l’elenco: collezioni di opere d’arte, biblioteca ducale, archivi, cannoni dei forti e la scalinata di marmo del palazzo.(continua)

Parma: (per qualcuno) non si affitta ai meridionali

La notizia viene riportata da Parma Today, quindi da un sito cittadino. Sembrerebbe provenire direttamente dal 1960 e dall’immagine di questa testata, invece è tristemente reale e moderna.

Oltre agli annunci di lavoro in cui si cercano persone, anzi, meglio, per usare una triste generalizzazione, si cercano aspiranti non meridionalii, anche in questo caso la richiesta esplicita esclude dalla ricerca chi proviene dal Sud

Che peccato, l’inserzionista non sa che si perde…

Il testo dell’annuncio:

Via Malaspina, posto letto in affitto. “Ma no ai meridionali” :: Segnalazione a Parma
„Via Malaspina. Di tutte le segnalazioni questa ci sembra veramente la più inaspettata. Oggi, nel 2014, si fanno ancora annunci di questo genere per la ricerca di coinquilini. Lasciamo a voi i commenti: noi siamo senza parole. L’annuncio è stato fotografato il 17 aprile in via Malaspina, quartiere Lubiana e si riferisce all’offerta di un posto letto in stanza doppia. “Cerchiamo coinquilino/a solare, dinamico e amante degli animali. No fumatori e no meridionali”.“

Per chi fosse interessato, parallelamente al corso di bergamasco e valdostano, offriamo un servizio di postura e mood per poter sembrare padani senza farsi sgamare. Utile per i meridionali che si candidano con la lega e per rispondere all’annuncio di cui sopra.Ed affrontare così, al meglio, le nuove sfide della globalizzazione paTana.

Grazie a Parma Today per aver denunciato l’episodio, certi che condivida  una battaglia di civiltà.

Parma, La Paz antirazzista”Terrone di m…. nè ora nè mai”

Lettera aperta alle società sportive di Parma, pubblicata da anomalia Parma.org

Da quattro anni la nostra squadra porta in campo e fuori dal campo valori di antirazzismo e antisessismo, contro qualunque pregiudizio atto a ledere la dignità di una persona, al di là della provenienza, del sesso e della religione: per questo innanzitutto abbiamo deciso di iscriverci al campionato della UISP, che nasce da una diversa concezione dello sport, libera da pregiudizi e barriere ideologiche.
Oggi la partita di campionato di calcio a 11 contro lo Sporting S. Leonardo è stata caratterizzata da tensioni, probabilmente dettate dall’ agonismo, ma anche e soprattutto da episodi a forte carattere discriminatorio, fattore che ci ha spinto a prendere la decisione di abbandonare il terreno di gioco.
Andiamo per ordine: la gara, caratterizzata sicuramente non da un bel gioco, ma da tensioni agonistiche dovute alla voglia di vincere la partita, è sfociata in episodi come quello di cui si è reso protagonista il portiere dello Sporting San Leonardo che ha ripetutamente insultato alcuni nostri compagni di squadra e tifosi apostrofandoli con il termine “terroni di merda” . Termine spesso considerato un intercalare goliardico, ma che in realtà per noi è una vera e propria offesa, una parola che in un passato non troppo
lontano veniva usata per discriminare e offendere intere comunità di migranti del sud Italia e che oggi rievoca un malato sentimento di superiorità e di chiusura nei confronti di chi decide di spostarsi per necessità, siano essi del sud italia venuti al nord per cercare di sfuggire ad una precarietà esistenziale, o del sud del mondo, spinti dal sentimento di sopravvivenza, in fuga da guerre e devastazioni ambientali, affrontando viaggi odisseici mettendo a rischio la propria vita, alla ricerca di un futuro migliore.
Il nostro gesto di abbandonare il campo potrebbe essere visto come un’ estremizzazione della cosa o come vittimismo, ma crediamo che ogni qualvolta ci saranno episodi come quello di oggi, che vanno contro i nostri principi e contro i principi di una società pronta all’ immeticciamento, prenderemo le dovute distanze e abbandoneremo il terreno di gioco.

La Paz! antirazzista